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Pubbliciste e giornaliste donne: alcune delle personalità più influenti

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Nel corso del XX secolo, numerose pubbliciste e giornaliste donne italiane hanno forgiato il proprio percorso contribuendo a diffondere l’idea fondamentale dell’importanza del ruolo delle donne nella società civile attraverso gli scritti, la militanza politico-sociale e i comportamenti.

Il loro impegno ha lasciato un’impronta duratura, promuovendo la consapevolezza e la lotta per i diritti delle donne.

Pubbliciste e giornaliste donne: alcune delle personalità più influenti


Grazia Deledda

Grazia Deledda, nata a Nuoro nel 1871 e scomparsa a Roma nel 1936, fu una scrittrice autodidatta che plasmò la sua formazione leggendo romanzi d’appendice e opere della tarda narrativa romantica. Il suo esordio letterario avvenne nel 1894 con racconti d’amore e vendetta, mentre il suo primo romanzo, “La via del male”, vide la luce nel 1896. Nel 1900, dopo il matrimonio, si trasferì a Roma, dove trascorse il resto della sua vita.

Il suo capolavoro, considerato uno dei migliori romanzi sulla Sardegna, fu “Elias Portolu” del 1903. Altri romanzi di successo furono “Cenere” nel 1904, “L’edera” nel 1906, “Colombi e sparvieri” nel 1912, “Canne al vento” nel 1913 e “Il paese del vento” nel 1931. Grazie alle traduzioni dei suoi lavori in molte lingue, Grazia Deledda ottenne fama internazionale, culminata con il conferimento del Premio Nobel per la Letteratura nel 1926.

Deledda fu anche una prolifica collaboratrice di riviste e giornali, tra cui “La Giovane Penna”, “La Piccola Rivista”, “Vita Nuova”, “Vita Sarda”, “Nella terra dei Nuraghes”, “La Sardegna” e “L’Unione Sarda”. Attraverso le pagine di questi periodici, raccontò con passione gli aspetti della vita sociale sarda, mettendo in luce gli elementi “arcaici” come vendette, faide e banditismo, sottolineando i momenti di anarchia e ribellione, contrastati da episodi di biblica rassegnazione. La sua narrativa ha contribuito significativamente a preservare e diffondere la ricchezza della cultura sarda nel panorama letterario mondiale.

Oriana Fallaci

Oriana Fallaci, nata a Firenze nel 1929 e scomparsa nella stessa città nel 2006, a diciassette anni, iniziò a collaborare con un giornale fiorentino. Dopo la maturità classica, si iscrisse a medicina, ma presto abbandonò gli studi per dedicarsi all’attività giornalistica.

Il suo esordio avvenne al “Mattino dell’Italia centrale”, ma trasferitasi a Milano, iniziò a collaborare con “Epoca”. Nel 1951, scrisse il suo primo articolo per l’”Europeo”, giornale con il quale collaborò per molti anni, occupandosi di temi come modernità, mondanità e cronaca nera. In rappresentanza del giornale, viaggiò per il mondo intervistando figure di spicco sulla scena mondiale, alcune delle quali sono raccolte nel libro “Intervista con la storia” del 1974.

Nel 1975, insieme al compagno Alekos Panagulis, indagò sulla morte di Pier Paolo Pasolini e fu la prima a scrivere dei risvolti politici di quella tragedia. Oriana Fallaci fu anche un’apprezzata inviata di guerra in Vietnam, con la sua ultima missione che la portò a seguire il contingente italiano in Libano.

Autrice di numerosi libri di successo, tra cui “I sette peccati di Hollywood” del 1959, “Il sesso inutile” del 1961, “Niente e così sia” del 1969, “Lettera a un bambino mai nato”, “Un uomo”, “Insciallah”, “La forza della ragione” e “Un cappello pieno di ciliege”, la sua produzione letteraria ha affrontato temi complessi e attuali, mantenendo una voce distintiva nel panorama intellettuale e giornalistico italiano.

Anna Franchi

Anna Franchi, nata a Livorno nel 1867 e scomparsa a Milano nel 1954, proveniva da una famiglia benestante, il cui padre le fornì un’istruzione classica e un’educazione musicale di qualità.

Nel 1883, sposò il direttore d’orchestra Ettore Martini, da cui ebbe quattro figli. Tuttavia, il matrimonio si rivelò infelice, portandola a chiedere la separazione. Il marito le portò via tre figli e non le garantì il sostentamento economico, impedendole anche di alienare i propri beni. Questa difficile situazione la spinse a iniziare una fervente lotta per l’introduzione del divorzio, una causa che raccontò nella sua opera del 1902, “Avanti il divorzio”.

Alla fine del XIX secolo, si trasferì a Firenze, aderendo al movimento femminista e distinguendosi nel campo della letteratura femminile. Iniziò anche un’intensa attività giornalistica, collaborando con “La Nuova Antologia”. Successivamente, trasferitasi a Milano, mantenne il suo impegno nelle lotte per l’emancipazione femminile.

Collaborò con riviste e giornali importanti come “Natura ed arte”, “Varietà”, “La Nazione”, “Emporium”, l’”Alleanza”, l’”Almanacco della donna italiana”, e “Il Popolo d’Italia”, dove usava lo pseudonimo di Dal Monte. Anna Franchi diresse il periodico “L’Appello” e contribuì anche al “Corriere dei piccoli” usando lo pseudonimo di Nonna Anna. La sua vita e il suo lavoro testimoniano il suo impegno costante per i diritti delle donne e la sua influenza nel panorama culturale e giornalistico italiano.

Margherita Grassini Sarfatti

Margherita Grassini Sarfatti, nata a Venezia nel 1880 e deceduta a Como nel 1961, fu una donna di grande cultura. A soli quindici anni, pubblicò il suo primo articolo per una rivista letteraria usando lo pseudonimo Marta Grani. In seguito, collaborò con vari giornali femminili, sostenendo sempre con passione la causa dell’emancipazione femminile.

Margherita scrisse articoli su temi femminili e sull’arte per diversi giornali, tra cui “La difesa delle lavoratrici”, “La Voce”, e l’”Avanti”, firmando con lo pseudonimo El Sereno.

Gianna Manzini

Gianna Manzini, nata a Pistoia nel 1896 e scomparsa a Roma nel 1974, si trasferì a Firenze nel 1915 per proseguire gli studi superiori e universitari. Nel 1925, perse il padre a causa di un’aggressione fascista. Dopo essersi laureata in lettere, intraprese la carriera nell’insegnamento.

La sua attività letteraria iniziò nel 1928 con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Tempo innamorato”. Collaborò con diverse riviste, tra cui “Solaria”, “Letteratura” e “Mercurio”. Nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale, insieme a Enrico Falqui, fondò la rivista “Prosa”, pubblicata per un breve periodo tra il 1945 e il 1946.

In seguito, si trasferì a Roma, contribuendo alle pagine di moda de “Il Giornale d’Italia” e “Oggi”. In un secondo momento, su “La Fiera letteraria”, mantenne una rubrica fissa sotto gli pseudonimi Pamela e Vanessa. Collaborò anche con altre testate, come “Tempo”, “Bellezza”, e “Almanacco della donna italiana”.

Nel 1971, Gianna Manzini ottenne il prestigioso Premio Campiello con il suo lavoro “Ritratto in piedi”. La sua carriera letteraria e giornalistica riflette la sua versatilità e il suo impegno in diversi ambiti della cultura italiana.

Lia Levi

Lia Levi, nata a Pisa nel 1932, è una giornalista, scrittrice e superstite dell’Olocausto italiana. Per trent’anni direttrice del mensile Shalom, si dedicò alla narrativa. La sua produzione letteraria include anche testi teatrali e originali radiofonici. Molte delle sue opere affrontano il tema delle persecuzioni antisemite e le conseguenze delle leggi antirazziali, esplorati attraverso la prospettiva dei bambini e dei giovani.

Tra i suoi scritti autobiografici, si annovera “Una bambina e basta”, pubblicato a Roma nel 1994. La sua opera ha contribuito a documentare e sensibilizzare sulle esperienze legate all’antisemitismo e alle leggi razziali, offrendo una prospettiva unica attraverso la voce dei più giovani.

Rina Faccio

Rina Faccio, più conosciuta con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo, nacque ad Alessandria nel 1876 e morì a Roma nel 1960. Fu una giornalista, scrittrice e poetessa di grande rilevanza, affermatasi nel 1906 con il coraggioso romanzo femminista “Una donna”, che venne immediatamente tradotto nelle principali lingue europee.

Nel corso degli anni, dedicò molto del suo impegno alle problematiche delle popolazioni dell’agro romano. In collaborazione con Giovanni Cena, fondò ottanta asili e scuole, svolgendo un’intensa attività di apostolato sociale.

Frequentò numerosi intellettuali dell’epoca, tra cui Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Umberto Boccioni e Salvatore Quasimodo. Nel 1916, conobbe il poeta Dino Campana, con il quale intraprese una relazione amorosa tormentata, documentata nel carteggio pubblicato nel 1958 con il titolo “Lettere”.

Sibilla Aleramo scrisse alcune opere di ispirazione dannunziana, come “Amo, dunque sono” del 1927 e “Il frustino” del 1932. Tuttavia, la sua vera vocazione autobiografica si manifestò nelle poesie di “Selva d’amore” nel 1947, e nelle prose poetiche di “Andando e stando” del 1921 e “Orsa minore” del 1938, tra altre.

Nel campo giornalistico, collaborò con “L’Unità” e “Noi donne”. La sua attività, che spaziò dalla narrativa alla poesia, dall’impegno sociale all’autobiografia, testimonia la complessità e la profondità della sua personalità artistica e intellettuale.

Barbara Alberti

Barbara Alberti, nata a Umbertide nel 1943, è una giornalista, scrittrice e sceneggiatrice italiana. A quindici anni si trasferì a Roma, dove successivamente si laureò in filosofia. La sua carriera è stata variegata, spaziando tra la scrittura di romanzi, saggi e biografie, oltre alla collaborazione con diverse riviste e giornali.

Tra le sue attività giornalistiche, ha tenuto la rubrica “Parlami d’Amore” su “Amica” dal 1983 al 1998, la “Posta del cuore” su “Anna” dal 1998 e la rubrica “Family life” su “Sette” dal 1995 al 1998. Inoltre, continua a scrivere per “Re Nudo” e collabora con “Io donna”.

Oltre alla sua attività letteraria, ha contribuito alla sceneggiatura di numerosi film, tra cui spicca la collaborazione con Amedeo Pagani per il film “Il portiere di notte” diretto da Liliana Cavani.

La sua versatilità artistica e la sua lunga carriera testimoniano la sua presenza significativa nel panorama culturale italiano, sia come scrittrice che come sceneggiatrice.

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Rossana Rossanda

Rossana Rossanda, nata a Pola nel 1924, laureatasi in filosofia nel 1946, divenne presto una figura di rilievo come funzionaria del Partito Comunista Italiano (PCI). La sua carriera giornalistica ebbe inizio con la collaborazione a quotidiani e riviste legati al PCI, tra cui “l’Unità”, “Rinascita”, e “Il Contemporaneo”.

Nel 1969, insieme a Macri, Parlato, Castellina, Pintor e altri, Rossanda si distaccò dal PCI per fondare il giornale “Il manifesto”. Da questo momento fino al 1989, ricoprì la posizione di direttore, diventando così l’unica donna nella storia del giornalismo italiano a dirigere un quotidiano. Anche dopo il suo mandato come direttrice, la sua collaborazione con “Il manifesto” continuò senza interruzioni.

Ilaria Alpi

Ilaria Alpi, nata a Roma nel 1961 e tragica vittima a Mogadiscio nel 1994, ha intrapreso una carriera di studio e giornalismo di risonanza internazionale. Dopo essersi laureata in letterature straniere moderne, ha ottenuto borse di studio finanziate dall’Egitto, dove ha trascorso lunghi periodi.

La sua passione per il giornalismo l’ha portata a collaborare con importanti testate come “Paese Sera” nella rubrica spettacoli, e con la redazione cultura de “l’Unità” sia da Roma che dal Cairo. Ha contribuito anche a pubblicazioni come “Il manifesto”, “Noi donne” e “Rinascita”.

Nel 1989, Alpi ha fatto il suo ingresso in RAI, unendosi alla redazione esteri del TG3. Nel marzo del 1994, è stata inviata in Somalia per seguire l’operazione ONU “Restore Hope”. Durante questa missione, ha scoperto irregolarità nell’utilizzo di pescherecci donati dall’Italia alla Somalia, utilizzati, in realtà, per il trasporto di armi. La sua indagine ha rivelato la verità dietro la facciata umanitaria dell’operazione.

La sua morte, avvenuta il 20 marzo 1994 a Mogadiscio insieme al collega Milan Hrovatin, è stata un barbaro assassinio. L’evidenza ha suggerito che il crimine fosse strettamente legato alle sue inchieste, ma nonostante i vari processi che si sono susseguiti nel corso degli anni, nessuna condanna dei colpevoli è stata raggiunta.

L’eredità di Ilaria Alpi persiste come un simbolo di coraggio e dedizione al giornalismo d’inchiesta, e la sua tragica fine continua a suscitare domande sulla giustizia e l’integrità nel campo giornalistico.

Camilla Cederna

Camilla Cederna, nata a Milano nel 1911 e scomparsa nel 1997, è stata una figura di spicco nel giornalismo italiano. Dopo aver conseguito la laurea in lettere, ha esordito nel 1938 sul quotidiano “l’Ambrosiano”. Dal 1945 al 1955 è stata redattrice del settimanale “l’Europeo”. Il suo impegno e la sua versatilità l’hanno poi portata a lavorare all'”Espresso” dal 1956 al 1981, diventando uno degli inviati di punta del giornale.

La sua rubrica di costume “Il lato debole” ha riscosso un enorme successo, evidenziando la sua capacità di affrontare tematiche di attualità con uno sguardo critico e intelligente. Cederna ha alternato servizi politici a corrosive cronache mondane, spesso suscitando scalpore. Nel 1975, dalle colonne dell'”Espresso”, ha avviato una campagna scandalistica contro il presidente della Repubblica Giovanni Leone, contribuendo alle sue dimissioni. Tuttavia, un decennio dopo, Leone è stato riconosciuto estraneo a tutte le insinuazioni mosse nei suoi confronti.

Ha collaborato con la rivista “Panorama”. Tra le sue opere più significative si annoverano “Pinelli, una finestra sulla strage del 1971”, “Giovanni Leone. La carriera di un presidente” del 1978, e “Casa nostra” del 1983, oltre a “Vicino e distante” del 1984. Il suo contributo al giornalismo italiano è stato marcato da una profonda analisi sociale e politica, e le sue opere sono considerate importanti documenti della storia contemporanea italiana.

Ida Baccini

Ida Baccini, nata a Firenze nel 1850, figlia di un direttore di tipografia, intraprese una carriera che univa la passione per la scrittura e l’impegno nell’ambito educativo. Dopo aver conseguito nel 1871 il diploma di maestra, professione che esercitò solo per un breve periodo, decise di dedicarsi completamente alla scrittura.

Baccini ebbe l’opportunità di stringere rapporti con figure di spicco come Angelo de Gubernatis, Ferdinando Martini, Collodi, e altri intellettuali dell’epoca. Nel 1875, pubblicò il suo libro più celebre, “Le memorie di un pulcino”, che ottenne un immediato successo. Questo successo incoraggiò Baccini a scrivere numerosi altri lavori rivolti al pubblico infantile e giovanile. Grazie alla sua vena sentimentale e intimista, può essere considerata l’antesignana di autori come De Amicis.

Parallelamente all’attività di scrittrice, dal 1875 iniziò una proficua collaborazione giornalistica con “La Nazione” e la “Gazzetta d’Italia”. Dal 1884 al 1911, Baccini diresse la rivista per signorine “Cordelia”, fondata da Angelo de Gubernatis. Inoltre, dal 1895 al 1906, ebbe la direzione anche de “Il giornale dei bambini”, contribuendo così alla diffusione di contenuti educativi e culturali per i più giovani.

Alba De Cespedes

Alba De Cespedes, nata a Roma nel 1911 da padre cubano e madre italiana, si affermò nel mondo letterario nel 1938 con il romanzo “Nessuno torna indietro”, dove delineò un personaggio femminile caratterizzato da una forte autonomia mentale e da una riluttanza a essere sottomesso. Pur continuando a scrivere romanzi, la sua attività predominante fu quella di giornalista e pubblicista.

Dopo l’8 settembre 1943, si unì alla radio partigiana di Bari, contribuendo alla resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1944, fondò e diresse la rivista culturale “Mercurio”, alla quale diedero il loro contributo intellettuali di rilievo come Moravia, Heminguay, Bontempelli e Sibilla Aleramo. La chiusura del “Mercurio” segnò una svolta nella sua carriera.

Nel 1948, Alba iniziò a collaborare con la rivista “Epoca”, dove curò la rubrica “Dalla parte di lei”. Successivamente, ampliò la sua presenza mediatica collaborando anche con “La Stampa” di Torino.

La sua scrittura giornalistica, caratterizzata dalla prospettiva femminile e dalla difesa dei diritti delle donne, ha lasciato un’impronta significativa nella società italiana del suo tempo. La sua versatilità nell’affrontare temi letterari e sociali ha contribuito a consolidare il suo ruolo come figura di spicco nell’intellettualità italiana del XX secolo.

Elisa Salerno

Elisa Salerno, nata a Vicenza nel 1873 e scomparsa nel 1957, ha dedicato tutta la sua vita alla scrittura e alla lotta per il miglioramento delle condizioni delle donne, specialmente per quelle appartenenti alle classi sociali meno abbienti. La sua voce si è fatta sentire attraverso la collaborazione a periodici locali come “Il Vessillo Bianco”, “Il Berico”, e “Pensiero e Azione”.

Nel 1908, Elisa Salerno ha fondato il giornale “La Donna e il Lavoro”, successivamente rinominato “Problemi Femminili”, un periodico rivolto a tutte le donne in generale. Il suo impegno per la causa femminile è stato incisivo e costante, ma l’avvento del regime fascista ha costretto Elisa Salerno a interrompere la sua attività giornalistica.

Flora Vezzani

Flora Vezzani, nata a Firenze nel 1903 e scomparsa a Levanto nel 1985, è nota anche con lo pseudonimo di Orsola Nemi. Giornalista, scrittrice e traduttrice, è stata la moglie dello scrittore americano Henry Furst, corrispondente per l’Italia del “New York Times”.

La sua carriera giornalistica iniziò in modo saltuario nel 1938 al “Giornale di Genova”, diventandone nel 1941 una collaboratrice stabile con la responsabilità della pagina letteraria e la pubblicazione di due racconti al mese. Nel 1941 Bompiani la chiamò nella redazione del “Dizionario delle Opere e dei Personaggi”. Dopo una fase di collaborazione con la casa editrice Longanesi, nel 1949 iniziò a contribuire a “La Gazzetta del Popolo” e successivamente a “Il Messaggero”, “Il Borghese”, “Oggi” e “L’Europeo”.

Nel 1958, vinse il Premio Femminile Bagutta, ma decise di rifiutarlo in quanto contraria alla distinzione tra letteratura maschile e femminile. La sua posizione rifletteva il suo impegno nell’affermare l’uguaglianza e la parità di merito nel campo letterario, senza alcuna discriminazione di genere.


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