Mamme e lavoratrici

Mamme e lavoratrici: una difficile convivenza tra carriera e famiglia nel contesto italiano

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L’Italia si è trovata di fronte ad una sfida rilevante nel mondo del lavoro: la difficile convivenza tra maternità e carriera. Nel 2022, il Paese ha assistito alle dimissioni di oltre 44.000 madri, un segnale inequivocabile delle criticità che le donne affrontano nel tentativo di bilanciare i ruoli di mamme e lavoratrici.

Questo fenomeno è particolarmente evidente nei dati che mostrano un tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro al di sotto della media europea, con un marcato divario tra il Nord e il Sud del Paese.

Donne e lavoratrici: il tasso di partecipazione femminile

Secondo i dati rilasciati da Confcommercio, il tasso di partecipazione femminile tra i 15 e i 74 anni al mercato del lavoro nel 2022 è stato del 48,2%, ben 11 punti percentuali al di sotto della media dell’Unione Europea, attestatasi al 59,6%.

La disparità tra il Nord e il Sud dell’Italia è ancor più evidente, con un tasso del 55,4% nel Nord e del 35,5% nel Sud. Questa differenza di oltre 24 punti percentuali rappresenta una sfida significativa per le donne nel Mezzogiorno, indicando una profonda disuguaglianza di opportunità rispetto alle loro controparti settentrionali.

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Le dimissioni delle mamme lavoratrici: un aumento preoccupante

Uno degli indicatori più eloquenti delle difficoltà che le mamme lavoratrici affrontano, è l’aumento delle dimissioni nei primi tre anni di vita del figlio.

Nel 2022, le dimissioni convalidate dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro sono salite del 17,1%, raggiungendo quota 61.391 unità. Di queste, il 72,8% riguarda le donne, corrispondenti a 44.669 dimissioni convalidate.

La motivazione principale dietro queste decisioni è la seria difficoltà di gestire simultaneamente l’impiego e la cura dei figli, un problema che coinvolge il 63% delle neo mamme.

Questo fenomeno, che colpisce principalmente le donne, mette in evidenza la necessità di politiche e pratiche aziendali più orientate alla conciliazione tra vita familiare e professionale.

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La maternità come fattore critico per il mercato del lavoro

Secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, il 58% dei casi riguarda lavoratori/lavoratrici con un solo figlio, confermando che la fascia immediatamente dopo la maternità è critica per la permanenza nel mercato del lavoro.

La società italiana si trova di fronte alla sfida di creare un ambiente lavorativo che sostenga le madri in questo delicato periodo, fornendo servizi come asili nido aziendali, orari flessibili e politiche di telelavoro.

La prospettiva del terziario: un rifugio per le donne lavoratrici

Secondo l’indagine di Confcommercio, il settore terziario si presenta come il più attrattivo per le donne. Nel mondo dei servizi, l’occupazione femminile è del 47,5%, un dato notevolmente superiore alla media complessiva delle attività economiche, che si attesta al 39,6%.

Questo settore si dimostra più aperto all’incremento delle donne nel mercato del lavoro, registrando un aumento del 15,8% nel quadriennio 2019-2023.

Tuttavia, questo non risolve del tutto la sfida più ampia del conciliare carriera e famiglia, evidenziando la necessità di un approccio sistemico e di ampie riforme per ridurre il divario di genere nel mondo professionale.

Quali sono le principali iniziative per eliminare la disparità di genere?

La via per il cambiamento: politiche aziendali e interventi governativi

Per affrontare questa difficoltà, le aziende devono adottare politiche più flessibili, come orari di lavoro adattabili, possibilità di telelavoro e servizi di assistenza all’infanzia.

Allo stesso tempo, è essenziale che il governo giochi un ruolo attivo nel promuovere politiche familiari e di genere che supportino la partecipazione femminile al lavoro. Inoltre, investire in infrastrutture sociali, come asili nido e scuole con orari estesi, può contribuire a rendere possibile conciliare lavoro e famiglia.

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La difficile convivenza tra maternità e carriera è una sfida che l’Italia deve affrontare per costruire una società più equa. Ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di vantaggio economico.

Investire nelle donne lavoratrici non solo promuove la parità di opportunità, ma contribuisce anche a una crescita economica più robusta e sostenibile. Sarebbe ora di adottare misure concrete per creare un ambiente lavorativo in cui le mamme possano prosperare professionalmente senza sacrificare il loro ruolo di genitori.

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