Quante donne lavorano in Italia

Quante donne lavorano in Italia?

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Quante donne lavorano in Italia?

Secondo un Comunicato Istat nel gennaio 2022, rispetto al mese precedente dicembre 2021, il numero di occupati è stabile, i disoccupati diminuiscono e aumentano gli inattivi. La stabilità dell’occupazione è sintesi della crescita del numero di occupati tra gli uomini, i dipendenti permanenti, gli under 25 e gli ultra cinquantenni e del calo tra le donne, i dipendenti a termine e gli appartenenti alle classi d’età intermedie. Il tasso di occupazione è dunque pressoché stabile al 59,2%, ma quante donne lavorano in Italia?

Occupazione in Italia: i dati Istat gennaio 2022

Ecco cosa emerge dal Comunicato dell’Istat del 3 marzo 2022.

La diminuzione del numero di italiani in cerca di lavoro (- 2,3% rispetto a dicembre 2021) si osserva tra gli uomini e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 35 – 49enni. Il tasso di disoccupazione scende all’8,8% nel complesso e al 25,3% tra i giovani. La crescita del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+ 0,6%) nasce dall’aumento osservato tra le donne e tra chi ha un’età inferiore ai 50 anni. Il tasso di inattività sale invece al 35%.

Confrontando il trimestre novembre 2021 – gennaio 2022 con quello precedente, e cioè agosto – ottobre 2021, il livello di occupazione è più elevato dello 0,5%, corrispondente a 120 mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione (- 1,8%) e di quello degli inattivi (- 1,4%).

Il numero di occupati a gennaio 2022 è superiore a quello di gennaio 2021 del 3,3%. Tale aumento si osserva per uomini e donne, per qualsiasi classe d’età e posizione professionale. Il tasso di occupazione è più elevato del 2,4%.

Occupazione femminile in Italia: aumenta il divario di genere

Secondo il Bilancio di genere 2021, curato dal Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, in seguito alla pandemia da Covid-19, le più penalizzate nel lavoro risultano essere le donne.

In Italia meno di una donna su due lavora. Per la prima volta dal 2013, come riportato dal Bilancio di genere 2021, l’occupazione femminile nel 2020 è calata al 49%. Questo ha portato di conseguenza ad un aumento del divario di genere: la distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare il 18,2%.

La crisi della pandemia ha incrementato dunque le differenze di genere a svantaggio delle donne. Il tasso di occupazione femminile scende soprattutto tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud Italia (32,5%). Il Bilancio di genere 2021 segnala anche un aumento del numero di donne che si accontentano di un part-time ma sono alla ricerca di un impiego a tempo pieno: dal 60,8% del 2019 si è passati al 61,2% nel 2020.

Ma quali sono state le figure più penalizzate durante la pandemia?

Tra le lavoratrici più penalizzate durante la pandemia ci sono indubbiamente le mamme. Nel 2020 il 79% delle donne con figli ha fatto richiesta per i congedi parentali, contro un 21% dei padri. Il tasso di occupazione delle donne con figli sotto ai 5 anni risulta essere più basso di oltre il 25% rispetto a quello delle altre donne coetanee senza figli. Dal Bilancio di genere 2021 è emerso anche che le lavoratrici continuano ad essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente: nonostante rappresentino circa il 42% della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato.

Non solo. La pandemia ha rallentato in Italia anche la crescita delle imprese femminili. Come si evince dal Bilancio di genere 2021, nel 2020 le imprese femminili rappresentano il 21,9% del totale e rispetto a quelle maschili sono di piccole dimensioni, per lo più localizzate nel Mezzogiorno e molto giovani.

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