Intervista a Federico Gorga: "Così accompagno le donne in un percorso di guarigione dai DCA"

Federico Gorga: l’ascolto e la consapevolezza al servizio delle donne nella lotta ai disturbi alimentari

Articolo di
Pubblicato il
Categoria

I disturbi alimentari (DCA) rappresentano una delle sfide sanitarie più insidiose e diffuse del nostro tempo, coinvolgendo oltre 3 milioni di persone solo in Italia e milioni di altre nel mondo. Secondo gli ultimi dati, si stima che il 70% delle persone affette da questi disturbi non riceva il trattamento adeguato, restando spesso intrappolate in un ciclo di sofferenza e isolamento. Il problema è aggravato da una cultura che glorifica standard di bellezza irrealistici, alimentati da immagini perfette sui social media, che contribuiscono all’insoddisfazione corporea e all’insorgenza dei DCA.

Nonostante queste statistiche allarmanti, c’è una possibile strada da percorrere verso un cambiamento: l’approccio delle sedute online sta aprendo nuove possibilità per chi cerca un sostegno mirato. Psicologi e specialisti come Federico Gorga, ad esempio, utilizzano un approccio basato su tecniche di terapia cognitivo-comportamentale, psicoeducazione e gruppi di supporto virtuali, offrendo percorsi di consapevolezza e supporto che ampliano i metodi tradizionali. L’obiettivo non è rivoluzionare il campo, già ben consolidato da professionisti con decenni di esperienza come Christopher Fairburn, ma applicare con competenza e attenzione ciò che la ricerca ha sviluppato.

In questo contesto, la consapevolezza diventa la chiave: comprendere le proprie emozioni e il legame con il cibo è fondamentale per affrontare e superare i DCA. Gorga si propone come una figura di supporto per chi cerca un cambiamento autentico e duraturo. La sua esperienza e metodologia offrono un’opportunità per tutti coloro che desiderano rompere il ciclo della sofferenza e riscoprire il piacere di vivere, senza l’enfasi su un recupero rapido, ma con la pazienza e la costanza necessarie per un percorso efficace.

Intervista a Federico Gorga: “Così accompagno le donne in un percorso di guarigione per combattere la fame emotiva”

In questa intervista, abbiamo il piacere di dialogare con Federico Gorga, dottore in scienze e tecniche psicologiche specializzato nei disturbi alimentari. Con una combinazione di terapia cognitivo-comportamentale, psicoeducazione e gruppi di supporto virtuali, Gorga offre un percorso di guarigione accessibile e personalizzato, contribuendo a ridefinire le strategie terapeutiche tradizionali.

Scopriamo insieme come Gorga accompagna le donne in un percorso per combattere la fame emotiva.

Intervista a Federico Gorga

Federico, raccontaci del tuo percorso e del tuo background.

Da quasi tre anni, mi sono dedicato esclusivamente al trattamento dei DCA. Il mio interesse per questa area è nato quando ho iniziato a studiare psicologia, ma prima di intraprendere questo percorso, ho appreso alcune tecniche di ipnosi. Questo mi ha portato a esercitarmi con induzioni rapide, che sembravano quasi magiche. Durante una delle mie esercitazioni a Zurigo, ho ipnotizzato una ragazza che, al termine della seduta, mi ha chiesto se facessi anche ipnoterapia. In Italia, la situazione è complicata: per praticare l’ipnosi terapeutica è necessario essere psicoterapeuti. Questo è stato uno dei motivi per cui ho deciso di stabilirmi a Zurigo, dove ho potuto applicare liberamente le mie competenze.

Qual è il tuo approccio nei confronti dei DCA e quali tematiche emergono più frequentemente nelle tue sedute?

Ho notato che, nonostante le varie problematiche che affrontano le persone che iniziano un percorso con me, un comune denominatore è la difficoltà di gestire impulsi ed emozioni. Le persone che soffrono di abbuffate spesso si trovano a cercare di eludere una situazione presente attraverso il cibo. È fondamentale, quindi, concentrarsi inizialmente sull’impulso di abbuffarsi piuttosto che sui fattori scatenanti. È possibile avere lo stesso ambiente, ma rispondere in modo diverso. La mia attenzione si rivolge alla comprensione degli impulsi e delle emozioni e della loro gestione, creando un percorso di consapevolezza che permette di affrontare le difficoltà senza ricorrere all’abbuffata.

Hai notato che esiste un comune denominatore tra le donne che si rivolgono a te per aiuto?

Assolutamente sì. Spesso ci si concentra su traumi del passato o rapporti conflittuali, in particolare con la figura materna. Tuttavia, per me, il vero denominatore comune risiede nella difficoltà di gestire gli impulsi emotivi. Le donne che si affidano a me si trovano a dover affrontare momenti di forte solitudine o noia, e la risposta a queste emozioni spesso si traduce nell’abbuffarsi. La chiave è comprendere che non è tanto il contesto esterno a determinare l’abbuffata, quanto piuttosto la capacità di riconoscere e modulare le proprie emozioni.

Come influiscono i social media sulle donne che soffrono di DCA?

Da un lato, i social media hanno permesso di ridurre la vergogna associata ai DCA. Le persone sono più informate e ci sono pagine che diffondono contenuti di qualità, rendendo più facile per chi ha bisogno di aiuto farsi avanti. Tuttavia, c’è anche un lato negativo, con disinformazione e messaggi fuorvianti che possono aggravare la situazione. La mia esperienza mi ha mostrato che molte donne si sentono sole e isolate, ma ora si rendono conto che non sono le sole a vivere queste difficoltà, il che è un passo positivo verso la ricerca di aiuto.

In che modo affronti l’argomento della disinformazione con le tue persone affette da DCA?

Parlo spesso con loro dell’importanza di essere critiche verso le informazioni che incontrano, specialmente sui social media, dove messaggi fuorvianti possono influire negativamente sulla percezione di sé e del proprio percorso. Mi assicuro di sottolineare che non tutte le esperienze sono universali e che è importante confrontarsi con professionisti qualificati piuttosto che affidarsi a contenuti trovati online. L’obiettivo è anche creare un ambiente sicuro e di supporto, dove possano esprimere dubbi senza sentirsi giudicate, permettendo loro di sentirsi meno isolate e più consapevoli dei propri bisogni e del proprio percorso.

Puoi condividere con noi un’esperienza particolare e di come l’hai affrontata?

Certo, ricordo una donna che ha rivelato la sua condizione al marito dopo dieci anni di matrimonio. Quando lui scoprì quanto spesso lei si sentisse in difficoltà, rimase incredulo. Questo momento ha aperto un dialogo tra loro, rendendo evidente che la comunicazione e la comprensione reciproca sono cruciali nel percorso di guarigione. Spesso, le persone che soffrono di DCA sono esperte nel nascondere la loro sofferenza, e aiutarle a trovare il coraggio di condividere la loro esperienza con i familiari può essere un passo fondamentale.

Intervista a Federico Gorga PSICOLOGO DCA

Hai parlato di consapevolezza come un elemento centrale nel tuo lavoro. Cosa significa per te consapevolezza e come si collega al percorso di guarigione?

La consapevolezza è fondamentale per superare le abbuffate. Significa comprendere ciò che sento e perché mi sento in quel modo. L’approccio che utilizzo è cognitivo comportamentale, in linea con la letteratura recente sui DCA. È essenziale identificare il legame tra pensiero, emozione e azione. Comprendere le emozioni che provo è cruciale; spesso, le persone non sanno nemmeno riconoscerle, descrivendo solo un generico senso di disagio. La consapevolezza implica ascoltare le proprie emozioni e comprenderle.

Puoi approfondire il legame tra consapevolezza e gestione delle emozioni?

Sì, molte volte il cibo diventa una via di fuga dai sentimenti difficili. La consapevolezza ci aiuta a esplorare queste emozioni, a riconoscerle e a dare loro un nome. È comune che le persone siano distratte da social media, cibo, alcol e altre distrazioni. Questo porta a una disconnessione da sé stessi. È fondamentale entrare in contatto con il proprio corpo e con le emozioni, anche in momenti di tensione quotidiana.

Come ti approcci alle persone che hanno difficoltà a identificare e gestire le proprie emozioni?

Invito a descrivere le emozioni e a capire le loro manifestazioni corporee. È un processo che richiede tempo e pratica, specialmente per chi non è abituato a farlo. Attraverso tecniche di mindfulness, posso aiutare le persone a sentire le proprie emozioni nel corpo. Questo è un passo fondamentale per capire cosa li spinge a cercare conforto nel cibo.

Puoi spiegare perché il tuo percorso con i clienti dura circa 5 mesi?

Non mi sono imposto limiti temporali rigidi, ma l’esperienza mostra che, con un approccio cognitivo comportamentale, è comune vedere progressi significativi entro questo periodo. La letteratura suggerisce che molte persone possono superare i DCA in 12-20 sedute, e le esperienze precedenti confermano questo.

Come funziona il tuo approccio rispetto al supporto di gruppo e alla psicoeducazione?

Oltre alle sedute individuali, offro corsi di psicoeducazione e workshop che aiutano i clienti a capire meglio le proprie difficoltà. Questo metodo multidisciplinare crea uno spazio sicuro per la condivisione e il confronto, permettendo di affrontare la propria situazione con maggiore consapevolezza. Le sedute di gruppo offrono anche l’opportunità di conoscere altre persone con esperienze simili, creando una rete di supporto.

Intervista a Federico Gorga PSICOLOGO

Che consigli daresti a chi soffre di disturbi alimentari per vivere meglio il rapporto con il cibo?

Il primo passo è non saltare direttamente alle soluzioni preconfezionate. È essenziale comprendere il problema, dedicando tempo a esplorare le proprie emozioni e reazioni. Come diceva Einstein, per risolvere un problema è fondamentale prima capirlo. Concentrarsi sull’educazione emotiva e sulla consapevolezza può fare una grande differenza nel percorso di guarigione.

Federico, da cosa dipende la difficoltà nel riconoscere e affrontare i disturbi alimentari?

Effettivamente, può essere difficile, perché non abbiamo quella oggettività che offre uno sguardo esterno. Tuttavia, è possibile fare un grande lavoro da soli. Alcune persone riescono a superare le proprie difficoltà autonomamente. È fondamentale riflettere e trovare il coraggio di affrontare questo disagio.

Puoi spiegare cosa intendi per “intelligenza intuitiva” e come influisce sul percorso terapeutico?

La differenza tra conoscenza intellettuale e intelligenza intuitiva è significativa. La conoscenza si acquisisce studiando, mentre l’intelligenza intuitiva è quella capacità di “sapere” senza necessariamente studiare. Le intuizioni possono fornire una comprensione profonda di te stesso e dei tuoi comportamenti, spesso senza necessità di strategie esterne. Le intuizioni sono quei momenti che ti cambiano dall’interno, trasformando la tua percezione della vita.

Per chi segue i modelli irrealistici sui social, quali consigli daresti per vivere meglio?

Sarebbe saggio considerare un periodo di detox dai social. La selezione accurata dei contenuti e delle persone da seguire può fare una grande differenza. Gli studi mostrano che un’esposizione prolungata a modelli irrealistici può aumentare l’insoddisfazione corporea e contribuire ai disturbi alimentari. È importante avere un pensiero critico e consapevole rispetto a ciò che consumiamo sui social media.

Hai qualche consiglio finale per le lettrici di FeminilityMedia.it?

Volevo dire a chi soffre di disturbi alimentari che non sono soli; si stima che in Italia ci siano oltre tre milioni di persone che vivono con questa realtà. È importante cercare professionisti competenti e specializzati, perché il supporto giusto può fare la differenza. La guarigione richiede tempo e pazienza, ma è possibile uscire da questa situazione.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Federico Gorga (@federico_gorga)

www.drfedericogorga.com

articolo correlati

This website uses cookies to ensure you get the best experience on our website.