Adriana Albini

Intervista alla ricercatrice e biochimica Adriana Albini

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Feminility ha avuto il piacere di intervistare Adriana Albini, una nota biochimica e ricercatrice, ideatrice del Club Top Italian Women Scientists di Fondazione Onda. Ecco l’intervista completa.

La storia di Adriana Albini, ideatrice del Club Top Italian Women Scientists di Fondazione Onda. Ecco l’intervista completa.

Scienziata, ricercatrice e collaboratrice scientifica di IEO, grazie al suo operato si è contraddistinta nel campo della scienza e della ricerca medica. Come è iniziato il percorso che l’ha portata a raggiungere tali traguardi degni di lode?

Il mio percorso è iniziato con la scelta universitaria indirizzata verso la facoltà di chimica. Nonostante la mia formazione da liceo classico, infatti, ho sempre avuto una grande passione per le scienze, in particolare, mi sono sempre interessata alle molecole dal punto di vista della salute. Oltre al percorso di studi universitario, però, è stata sicuramente fondamentale la mia propensione per le lingue straniere. Ho studiato francese, inglese e tedesco, ottenendo anche il diploma della conoscenza della lingua tedesca. Quest’ultimo mi ha facilitato il lavorare in Germania come ricercatrice presso l’Istituto Max Plank di Monaco di Baviera e, proprio qui, ho collaborato con un professore americano che mi ha proposto un incarico presso l’Istituto Superiore di Sanità con sede a Washington.

All’inizio ho declinato perché volevo tornare in Italia, ma poco dopo ho cambiato idea e ho accettato di andare lì. Questa scelta ha condizionato la mia vita sia dal punto di vista professionale che personale, considerando che lì ho condotto alcune ricerche molto citate, non solo ma ho incontrato mio marito e ho creato la mia famiglia. Di seguito, grazie a questi primi risultati in America, ho ottenuto maggiore notorietà anche in Italia, tra Genova, Milano e Reggio Emilia.

Lei è stata l’unica donna italiana ad essere inserita nella lista della BBC delle personalità più influenti che hanno guidato il mondo nella fase Covid. Dal punto di vista medico e scientifico, secondo lei, quali cambiamenti sono necessari per raggiungere traguardi e sviluppi positivi per l’umanità?

Dal punto di vista scientifico, è evidente come i progressi nel campo Covid siano stati facilitati dalla tecnologia. Però, in tutte le patologie croniche e degenerative, penso che il futuro e l’unico modo per favorire uno sviluppo positivo dell’umanità sia la prevenzione. In oncologia, per esempio, possiamo prevenire il 30% dei tumori tramite tanti aspetti che riguardano, in primis, lo stile di vita: non fumare, alimentazione sana e attività fisica. Non dobbiamo dimenticare il pianeta: l’approccio One Health è molto importante e sentito dai giovani.. Inoltre, molto importante per lo sviluppo scientifico è sicuramente il mondo digitale e tecnologico che abbiamo a disposizione e ci aiuta, anche nella prevenzione.

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Tra le tante cariche, lei è ideatrice e Presidente del noto ’Club Top Italian Women Scientists’ di Fondazione Onda. Come è nata l’associazione, di cosa si occupa e quali sono i suoi obiettivi?

Il Club Top Italian Women Scientists è nato qualche anno fa, nel maggio del 2016, grazie alla Fondazione Onda di cui è Presidente Francesca Merzagora, e abbiamo riunito le ricercatrici in campo biomedico, italiane, con “h-index superiore a 50, cioè con almeno 50 articoli scientifici internazionali molto citati. Ci siamo basati sulle classifiche TIS: Abbiamo iniziato una collaborazione con EWMD (European Women Management and Development), di cui ora è Presidente Laura Dalè, un’associazione internazionale per l’empowerment femminile, in particolare con la sezione di Reggio e Modena. EWMD ha al suo interno donne professioniste ed eccellenze femminili emergenti in moltissimi campi e settori e, tra le tante cose, l’associazione segue un’importante attività di formazione per quello che riguarda la leadership.

L’obiettivo dell’associazione Top Italian Women Scientists di Onda è quello di supportare le donne nel campo professionale e promuovere la ricerca scientifica condotta da queste medesime e da giovani emergenti.

Da anni e ancora oggi, giorno dopo giorno, si batte per raggiungere la parità di genere sul campo della ricerca scientifica. Secondo lei, l’Italia è sulla strada giusta per raggiungere buoni traguardi in merito? Quali aspetti potrebbero ancora migliorare?

La situazione italiana in merito alla parità di genere nelle carriere scientifiche è tutt’altro che positiva. Si fanno progressi ma, poi, si torna indietro. In particolare, nel campo della ricerca medica e biologica, ci sono moltissime donne dai curriculum e studi brillanti, ma le posizioni di alta dirigenza sono sempre limitate. Quello che viene a mancare, quindi, è la possibilità di accedere ai gradini più alti della carriera. E questa situazione non migliora, considerando che i dati della “forbice” tra pipe-line e vertici sono sempre abbastanza costanti. Di conseguenza, reputo più che fondamentale diffondere maggiore conoscenza e consapevolezza, così da dare alla persona il ruolo professionale che le spetta, senza pregiudizi o stereotipi di genere, ma in base a competenze e merito.

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Come molti altri settori lavorativi, anche sul campo scientifico si può essere vittima di disparità di genere. Nel corso della sua attività professionale, lei ha mai riscontrato personalmente questi problemi?

Si, diverse volte. Anche se nel complesso ho realizzato molto, mi sono ritrovata non raramente davanti a barriere e pregiudizi in campo professionale, per quello mi batto perché le carriere femminili nella ricerca siano meno un percorso a ostacoli.

Oltre che nel campo della ricerca scientifica, Adriana Albini è una personalità nota nel mondo dello sport, in particolare nella scherma. Come è nato l’interesse per questa disciplina?

La scherma è iniziata un po’ per caso durante i miei anni di studi presso il liceo Cristoforo Colombo di Genova. Ci hanno proposto un corso gratuito di scherma, così ho deciso di provare e mi sono appassionata. Ho continuato per 7/8 anni, ma poi, tra l’università e il lavoro all’estero ho dovuto stoppare. Tornata a Milano nel 2006 ho deciso di riprenderla nei veterani, cominciando ad ottenere ottimi risultati. Ho vinto un argento europeo, un bronzo mondiale e nel 2022 ho vinto anche un oro in una prova di qualificazione della Federazione europea e molti altri riconoscimenti.

Quali sono stati i valori e i principi che l’hanno invogliata a dare sempre il massimo?

Io credo molto nell’impegno, nello studio e nell’etica. Due valori imprescindibili per la mia vita, che mi hanno invogliato a dare sempre il massimo, sono stati e continuano ad essere ogni giorno l’amicizia e la famiglia. Inoltre, reputo molto importante l’informazione e la cultura. Mi piace molto leggere e tenermi sempre informata su vari settori, quali per esempio l’Arte contemporanea.

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Adriana Albini rappresenta un esempio di donna che, con determinazione e costanza, ha raggiunto risultati eccellenti e degni di lode in diversi campi. Quale messaggio vuole lasciare alle lettrici di Feminility?

Il mio messaggio alle lettrici di Feminility è quello di darsi valore, di credere sempre nei propri sogni e non lasciarsi mai scoraggiare. Inoltre, è importante per le donne che desiderano fare carriera non rinunciare mai agli affetti, agli amici e alla famiglia, in quanto questi sono pilastri fondamentali della vita di tutti, e trovare spazio anche per sport o hobby che ci tengono in salute fisica e mentale.

Feminility ringrazia Adriana Albini per la sua disponibilità.

Dunque, ecco l’intervista completa ad Adriana Albini, un’eccellenza professionale e un esempio di donna che, con passione e determinazione, è riuscita a lottare contro la disparità di genere raggiungendo risultati meritevoli. Feminility è il magazine dedicato alle donne che ogni giorno contribuiscono a migliorare la vita di tutti noi.

Continua a seguirci per altre curiosità sulla storia delle donne e sul lato positivo delle donne nella società

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