La comparsa delle donne nella scrittura è un processo che si è sviluppato nel corso dei secoli, con cambiamenti significativi nel XVIII e XIX secolo. Fino alla metà del Settecento, le donne scrivevano principalmente per sé stesse, in modo privato e nascosto. Solo alla fine dell’Ottocento, iniziarono a emergere nel mercato editoriale, conquistando gradualmente uno spazio nella letteratura.
Quando le donne hanno iniziato a scrivere? Un percorso pieno di ostacoli
La partecipazione attiva delle donne nella scrittura non è stata priva di criticità. Le scrittrici dovevano affrontare censure e pregiudizi radicati nella società, derivanti da secoli di esclusione delle donne dalla partecipazione sociale e culturale. Questa lunga storia di discriminazione ha influenzato non solo la posizione sociale delle donne ma anche le loro abitudini linguistiche e letterarie.
La condizione educativa delle donne nell’Ottocento
La condizione educativa delle donne nell’Ottocento era spesso approssimativa e limitata. Molti ritenevano che le donne non avessero bisogno di un’istruzione approfondita, poiché il loro ruolo principale era considerato quello di governare la famiglia e la casa. Tuttavia, molte scrittrici del tempo, come Neera, Sibilla Aleramo, Grazia Deledda, Ada Negri, Marchesa Colombi e Anna Franchi, cercavano di superare le carenze educative lavorando individualmente e leggendo autonomamente.
L’educazione formale delle donne spesso si limitava all’infanzia e non garantiva una padronanza stabile delle competenze di base come la lettura, la scrittura e il calcolo. In risposta a questa mancanza, molte aspiranti scrittrici colmavano le lacune educative attraverso la lettura autonoma e spesso clandestina di romanzi, novelle e riviste.
Quando le donne hanno iniziato a scrivere per esprimere la propria visione e sensibilità?
Per le donne, la scrittura diventava un modo per esprimere la propria osservazione, analisi e sensibilità. Affermavano di essere diverse dalle altre ragazze, sottolineando la capacità di contare su di sé stesse e di possedere una sensibilità fuori dal comune. La scrittura diventava quindi un mezzo per esprimere emozioni personali, narrare la propria vita e colmare i vuoti formativi derivanti da un’educazione spesso limitata.
Nelle opere di queste scrittrici, la sfera domestica e l’esperienza personale rimanevano al centro della narrazione. La scrittura diventava un’espressione spontanea e immediata, rappresentando l’io della scrittrice e fungendo da narrazione privata. Il desiderio irrefrenabile di parlare, denunciare ed esprimersi emergeva come una forza trainante al di là della volontà e degli intenti delle scrittrici stesse.
Forme letterarie più ricorrenti: testi autobiografici
Alcuni studi contemporanei sulla scrittura femminile hanno individuato una serie di forme letterarie ricorrenti, quasi del tutto prive di tradizione e facilmente praticabili: l’autobiografia, le lettere e i diari. In questi generi emergono costanti riferimenti agli ambienti e alle esperienze fondamentali dell’esistenza femminile, come il mondo domestico, la casa, la famiglia, l’esperienza intima e la solitudine. Questi temi rappresentano anche le motivazioni che spingono le donne a praticare la letteratura.
L’autobiografia, come genere, diventa l’espressione della soggettività, connessa alla memoria e all’esposizione delle esperienze dell’autore attraverso il proprio punto di vista. Tuttavia, questo recupero del passato è fortemente personale e selettivo, soggetto a rielaborazioni o idealizzazioni a discrezione dell’autore. La scrittura femminile, in particolare, è caratterizzata da testi autobiografici motivati dal desiderio di riflettere sulla propria esistenza e affermare la propria immagine attraverso la scrittura, come forma di tutela di un’identità socialmente minacciata.
Forme letterarie più ricorrenti: lettere e diari
Oltre all’autobiografia, molte donne scrivono diari e lettere all’inizio del XX secolo. In entrambe queste forme letterarie, come nell’autobiografia, l’io dell’autrice è il protagonista assoluto. Le donne riversano nei diari e nella corrispondenza, spesso con altre donne, i loro pensieri segreti e le idee che non possono essere espresse pubblicamente. Questi scritti diventano luoghi di confidenza e riflessione.
Le scrittrici offrono modelli di donne più realistici rispetto alla letteratura maschile. Le protagoniste femminili non seguono stereotipi come l’eroina o la donna fatale, ma diventano figure consapevoli del proprio sesso, della propria condizione e del loro ruolo nella storia. Queste donne, tratte dalla realtà e animate da un intento di denuncia, riscuotono un grande successo tra il pubblico, grazie alla complicità e alle affinità di pensiero con le lettrici.
Questa posizione di denuncia si inserisce nel più ampio dibattito sulla questione femminile di fine secolo, affrontando temi che spaziano dalla monacazione forzata al divorzio, dalla solitudine alla maternità. Le donne scrittrici del XIX e XX secolo affrontano questi temi con posizioni ideologiche ben precise, contribuendo così al dibattito sulla condizione femminile.
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