Negli ultimi anni, anche grazie a professionisti che lavorano a stretto contatto con le mamme e i bambini piccoli e che hanno orientato in maniera specifica la loro comunicazione, quasi come se fosse una mission, si parla sempre di più della sacralità e dell’unicità della nascita. Lo si fa, però, in toni molto diversi rispetto al passato (di ciò, parleremo meglio nel corso dell’articolo).
Questo è molto importante in quanto, per lungo tempo, la donna è stata protagonista non totalmente attiva di questo evento, tra scelte imposte sul suo corpo e, una volta tornata a casa, poca attenzione al suo benessere con un focus pressoché esclusivo su quello del neonato.
Per farlo, si ricorre a simboli con alle spalle una storia che affonda le radici secoli e secoli fa, come per esempio il fiocco nascita neonato, il cui utilizzo ha preso piede in passato in Oriente, con lo scopo di mettere in primo piano un amuleto per proteggere il neonato, ma anche a pratiche come la meditazione, il lavoro sul respiro consapevole e molto altro.
Da non dimenticare, inoltre, è il focus sulla conoscenza del corpo. Per vivere la nascita apprezzando tutta la sua straordinaria carica trasformativa, è necessario, per la mamma, essere consapevole di come il corpo lavora durante l’evento.
Ciò vuol dire, per esempio, scegliere una struttura dove valorizzano il travaglio in posizioni libere. La posizione con la donna supina sul lettino a gambe aperte, diventata famosa grazie alla cinematografia, è tutto tranne che salutare durante la nascita. Mette infatti a rischio sia l’integrità del coccige, sia quella del pavimento pelvico.
Le posizioni libere, che possono essere sia verticali, sia orizzontali, danno invece modo al bacino, una delle parti del corpo che più si modificano con la crescita del feto, di aprirsi al massimo.
Tutto questo, oltre a essere sinonimo di maggior comfort fisico, ha una valenza simbolica potente.
La mamma lascia spazio alla nuova vita che arriva. Sperimenta un momento di coinvolgimento fisico totale, dal quale esce rinnovata e con una consapevolezza diversa sulle proprie potenzialità.
Non nasce solo il bambino
Come si ricorda spesso al giorno d’oggi – e per fortuna – non nasce solo il bambino, ma anche la mamma.
Se, un tempo, la maternità veniva vista come l’inizio di un periodo, più o meno lungo, nel corso del quale la donna si relegava in casa, dedicandosi in maniera pressoché totale alla cura della prole, oggi le cose sono molto diverse.
Si è molto più consapevoli, per esempio, delle numerose soft skill che, con l’arrivo di un bambino, una donna sviluppa e che possono rivelarsi utili anche nel mondo del lavoro.
Entra così in gioco l’importanza di valorizzarsi sia come persone, sia come professioniste consapevoli di non avere qualcosa in meno, ma anzi delle risorse in più da mettere a disposizione di un’azienda o del mondo attraverso la creazione di un proprio progetto personale.
Cambiano i tempi, si evolve la società, ma la sacralità e l’unicità del momento della nascita di un bimbo rimangono ferme. Rispetto al passato, come poco fa ricordato, le vediamo in maniera un po’ diversa rispetto al passato.
La donna ha un ruolo indiscutibilmente più centrale, in quanto consapevole delle sue doti e della capacità di fare la differenza nel mondo, a prescindere che si parli di lavoro o dell’impegno profuso nella crescita della propria creatura.
Conoscenza, che è potere in tutte le situazioni, e continuo lavoro su stesse, curando le proprie emozioni e il proprio corpo: queste le chiavi principali per vivere al massimo la magia della nascita e per essere, nel tempo, un esempio positivo per la vita che si è scelto, insieme con la persona che si ama, che deve essere coinvolta in ogni compito, a mettere al mondo.