Il femminismo materialista, emerso soprattutto in Francia intorno alla rivista Questions féministes, costituisce una corrente all’interno del femminismo radicale. Questo approccio, influenzato dal vocabolario concettuale del marxismo, critica l’ortodossia marxista e pone una particolare enfasi sull’organizzazione sociale come fonte primaria del patriarcato.
Le figure di spicco del femminismo materialista includono Christine Delphy, Monique Wittig, Colette Guillaumin, Nicole-Claude Mathieu e Paola Tabet. Questa corrente rifiuta l’idea che l’origine del patriarcato sia radicata nella natura intrinseca della donna, sia essa biologica o psicologica. Invece, si concentra sull’analisi delle “relazioni sessuali” come una dinamica tra classi sociali contrapposte (la classe degli uomini e la classe delle donne), piuttosto che tra gruppi biologici. La prospettiva politica che ne deriva è rivoluzionaria, poiché mira a eliminare le divisioni di genere e le classi di sesso.
Il Femminismo materialista di Christine Delphy
Christine Delphy è una sociologa e femminista francese nata nel 1941. Una figura prominente nel movimento femminista e ha contribuito in modo significativo al pensiero femminista in Francia e oltre. Delphy è stata coinvolta nel movimento femminista fin dagli anni ’60 e ha lavorato per affrontare questioni di genere e sostenere i diritti delle donne. È stata una delle fondatrici della rivista “Questions féministes”, intorno alla quale si è sviluppato il femminismo materialista.
Uno dei contributi più importanti di Christine Delphy è l’analisi critica delle strutture familiari e del lavoro domestico delle donne. Nella sua prospettiva femminista materialista, Delphy sostiene che l’oppressione delle donne è profondamente radicata nell’estorsione del lavoro domestico non retribuito che le donne svolgono nelle famiglie. Questo lavoro, secondo Delphy, è una forma di sfruttamento simile a quella descritta dal marxismo.
Il Femminismo materialista di Colette Guillaumin
Colette Guillaumin (1934-2008) è stata una sociologa e femminista francese, nota per il suo contributo al femminismo materialista e per il suo lavoro critico sulle relazioni di genere e sulla questione della schiavitù. Coinvolta nel movimento femminista francese dagli anni ’60, nel suo lavoro, ha affrontato tematiche cruciali come l’oppressione delle donne e le dinamiche patriarcali attraverso una lente analitica ispirata al femminismo materialista.
Uno dei suoi contributi più significativi è l’elaborazione del concetto di “sexage“ per descrivere il sistema che sottende le relazioni di genere. Secondo Guillaumin, questo concetto sottolinea l’appropriazione fisica del corpo delle donne da parte degli uomini, andando oltre la mera sfruttamento della forza lavoro. Ha comparato questa situazione a forme di oppressione come la servitù della gleba e la schiavitù, utilizzando il termine “sexage” per evidenziare la stretta connessione tra l’oppressione delle donne e la questione della proprietà sui loro corpi.
Colette Guillaumin ha contribuito in modo sostanziale alla comprensione delle strutture di potere di genere e alle dinamiche patriarcali attraverso il suo impegno nel femminismo materialista. Il suo lavoro ha avuto un impatto significativo sulla teoria femminista, esplorando le radici profonde dell’oppressione di genere e mettendo in discussione le nozioni tradizionali di lavoro, potere e libertà femminile.
Il Femminismo materialista di Monique Wittig
Monique Wittig (1935-2003) è stata una scrittrice e teorica lesbica francese, nota soprattutto per il suo contributo al femminismo e agli studi di genere. È stata una delle figure di spicco del femminismo materialista in Francia. Ha scritto diversi saggi e opere di narrativa che hanno avuto un impatto significativo sui dibattiti femministi.
Uno dei suoi lavori più noti è il saggio “Il pensiero eterosessuale” (“The Straight Mind“), pubblicato nel 1978, in cui critica le nozioni culturali e sociali dell’eterosessualità come una costruzione politica che sostiene l’oppressione delle donne. Wittig ha avanzato l’idea che le lesbiche sono una categoria politica separata e ha sfidato le concezioni tradizionali del genere e della sessualità.
Wittig è famosa per il romanzo “Le Guérillères” (1969), che mescola fantasia e teoria per esplorare temi di ribellione e resistenza delle donne. La sua scrittura spesso sfidava le norme di genere e sessualità, contribuendo alla discussione critica sulla costruzione sociale di queste categorie. Monique Wittig ha influenzato profondamente il pensiero femminista e queer attraverso le sue analisi teoriche e il suo impegno nella riflessione sulle strutture di potere, l’identità sessuale e il patriarcato.
Il Femminismo materialista di Paola Tabet
Paola Tabet è una sociologa italiana nata nel 1941, nota per il suo contributo significativo al femminismo e agli studi di genere. Ha lavorato in particolare su questioni legate all’oppressione femminile, concentrandosi su tematiche come lo sfruttamento e la disuguaglianza di genere.
Paola Tabet è famosa per aver sviluppato il concetto di “scambio economico-sessuale”. In questo contesto, ha analizzato le dinamiche sociali e di potere sottostanti agli scambi sessuali, evidenziando come le relazioni sessuali, in una società patriarcale, siano spesso caratterizzate da asimmetrie e sfruttamento. Tabet ha discusso delle varie forme di scambio economico-sessuale, compresa la prostituzione, considerando come tali pratiche siano radicate in strutture di potere patriarcali. Il suo lavoro ha contribuito a mettere in luce le complessità delle dinamiche di genere e a contestualizzare le pratiche sessuali all’interno di relazioni di potere più ampie. Paola Tabet ha contribuito in modo significativo alla riflessione femminista sulla sessualità e sull’oppressione delle donne, portando nuove prospettive e approcci al dibattito femminista.
Il Femminismo Materialista di Nicole-Claude Mathieu
Nicole-Claude Mathieu è un’antropologa e femminista francese nota per il suo contributo al femminismo e agli studi di genere. Ha lavorato principalmente nell’ambito dell’antropologia sociale, concentrandosi sulle questioni di genere, sessualità e potere nelle società indigene del continente americano, in particolare tra i gruppi indigeni dell’America Latina.
Uno dei suoi lavori più noti è il libro intitolato “La donna, la parentela e la società nei Andes” (1985), in cui Mathieu esplora le dinamiche di genere nelle società andine, analizzando le relazioni familiari, le strutture sociali e le pratiche rituali. Nel suo lavoro, Mathieu affronta le complesse intersezioni tra genere, etnia e classe sociale.
Feminility è un magazine digitale, che ha l’obiettivo di educare la società a parlare di cosmo femminile in termini positivi. Di spiegare cos’è la femminilità, mettendo al centro le vite di donne straordinarie che hanno contribuito e contribuiscono a “rimodellare” il valore che si associa alle donne oggi.