Le mamme che si occupano dei figli da sole, senza l’aiuto di una seconda figura sono sempre di più. Di seguito, quante sono le mamme single in Italia e cosa sapere a riguardo.
Quante sono le mamme single in Italia? Ecco i dati aggiornati e tutto quello che c’è da sapere sulle donne che decidono di occuparsi dei figli senza partner.
Mamme single in Italia: dati e ultimi aggiornamenti
Il Centro di Studi e Ricerca Pew Research Center di Washington ha condotto uno studio in merito alle famiglie composte da un unico genitore. Dall’analisi è emerso come, in tutto il mondo i bambini con genitori single sono sempre di più. Nello specifico, in Italia la situazione non è da meno. I dati Istat mostrano come fino all’anno 2016 le famiglie con un unico genitore erano più di 1 milione e 34 mila. Di queste, ben 893 mila, con una percentuale pari a 86,4%, erano famiglie composte da madri single. Inoltre, secondo i dati emersi dall’Osservatorio Smart Families, le famiglie italiane sono in totale 16 milioni e mezzo e, tra queste, più di 2 milioni e mezzo sono composte da mamme single (13%).
Come diventare una madre single in Italia?
Come già evidenziato, in Italia vi sono più di 2 milioni e mezzo di mamme single. Eppure, il Paese si dimostra ancora particolarmente ostile per le donne che desiderano diventare madri senza aver avuto un’unione precedente. Per esempio, secondo la legge 40 del 2004 possono accedere alla fecondazione assistita soltanto coppie sposate o conviventi purché etero. Di conseguenza, genitori single o lesbiche sono esclusi a priori. Nel 2014, inoltre, nonostante è stata concessa nuovamente la fecondazione eterologa, per cui almeno un gamete proviene da un donatore esterno alla coppia, è evidente come questa continua ad essere rivolta esclusivamente a coppie. A causa di queste limitazioni, le donne italiane che desiderano avere un figlio devono necessariamente raggiungere altri Stati stranieri, più concessivi sotto questi punti di vista. In particolare, le mete più conosciute per la fecondazione assistita sono Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca e Spagna.
Cos’è la PMA e come funziona?
La PMA, nota anche come “procreazione medicalmente assistita”, si presenta come una serie di tecniche e procedure volte alla possibilità di favorire la gravidanza. Quando si parla di PMA, però, è necessario saper distinguere la fecondazione omologa e la fecondazione eterologa. Nel primo caso, si tratta di un tipo di fecondazione che prevede l’utilizzo di gameti della coppia, quindi la tipologia legale in Italia. Con fecondazione eterologa, invece, si intente un tipo di fecondazione che prevede l’utilizzo di almeno un gamete esterno alla coppia. Nel Paese, questa tipologia può essere applicata solo se è stata ufficializzata, dopo una serie di controllo, l’infertilità di uno dei partner.
Le tecniche principali per favorire una gravidanza sono:
- IA, ovvero inseminazione artificiale;
- FIVET, ovvero la fecondazione in vitro;
- Adozione di embrione.
Per quanto riguarda i costi delle procedure, questi sono particolarmente variabili in base alle tecniche di riferimento e al Paese in cui sono applicate. Secondo uno studio condotto da Liberamente Mamma, i prezzi partono da un minimo di 350 euro sino a raggiungere e superare i 7 mila euro.
Perché vietare la procreazione assistita alla coppie omosessuali?
Il problema del divieto di procreazione assistita è rilevante sia per le donne single che per le coppie omosessuali. In particolare, su questi ultimi la legge si basa su veri e propri pregiudizi infondati e radicati nella tradizione. Secondo uno studio pubblicato nel 2005 dall’American Academy of Pediatrics, in merito allo sviluppo emotivo, sociale e sessuale dei bambini, è emerso come i piccoli cresciuti da genitori omosessuali non presentano differenze con quelli cresciuti da genitori omosessuali. Nello specifico, quindi, la ricerca dimostra come, da un punto di vista scientifico, non ci sia alcun tipo di connessione tra identità di genere ed orientamento sessuale dei genitori e crescita del bambino.
Procreazione assistita all’estero: come comportarsi con l’atto di nascita?
Secondo quanto emerso dalla legge italiana e dalla Corte di Cassazione, alle coppie lesbiche è ancora vietata la possibilità di far riconoscere la seconda mamma al bambino. Nonostante si tratti di mancato riconoscimento della genitorialità, per non parlare delle discriminazioni di genere e orientamento sessuale, la Corte di Cassazione continua ancora oggi a rivendicare la legge 40 del 2004. Per questo, qualunque bambino che, disgraziatamente, perdesse la mamma che lo ha partorito, agli occhi della legge, non è rappresentato da nessun altro genitori.
Dunque, è evidente come le donne in Italia che desiderano diventare mamme senza un partner sono particolarmente ostacolate dalla legge italiana, costrette così a dover raggiungere altri Stati più concessivi e aperti. Feminility è il magazine dedicato alle donne che ogni giorno contribuiscono a migliorare la vita di tutti noi.
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