La lista delle donne ribelli nella storia, che hanno lottato per cambiare il mondo, in ogni settore della società, è davvero infinita. Nella musica, nella politica, nell’arte e in ambito culturale e civile, ognuna di loro, con la forza che caratterizza chi ha subito, sofferto e visto i sogni infrangersi per causa degli scogli delle convenzioni patriarcali, ha alzato la voce e dimostrato le proprie capacità.
Ieri come oggi, ogni donna ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di far valere i propri ideali, perseguire i propri obiettivi, indignarsi e ribellarsi contro le differenze di genere.
Una percezione della donna spesso contraddittoria
Il ruolo della donna nella storia e nei miti è stato spesso dipinto in maniera controversa, con molte figure femminili associate a eventi drammatici e spesso collocate in contesti negativi. Da Eva nel racconto biblico della Creazione, ribellatasi nel giardino dell’Eden, fino a altre donne storiche e mitiche che hanno influenzato il corso degli eventi, la percezione della donna è stata spesso contraddittoria.
L’associazione della figura femminile a “disgrazie” e al detto “chi dice donna, dice danno” può essere considerata una riflessione di pregiudizi profondamente radicati che hanno permeato diverse culture nel corso dei secoli. Questi pregiudizi hanno contribuito ad una mentalità che ha spesso relegato la donna a ruoli subalterni, limitandone l’autonomia e la partecipazione attiva nella società.
Tuttavia, nel corso della storia, molte donne hanno sfidato questi stereotipi e hanno dimostrato di essere indomabili e coraggiose. Il secolo scorso ha visto un notevole progresso nella lotta per l’indipendenza e la parità dei diritti delle donne. Donne audaci hanno giocato un ruolo chiave in questo processo, ribellandosi agli schemi imposti e contribuendo a cambiare la mentalità sociale.
Nonostante ciò, la condizione delle donne oggi è ancora caratterizzata da ineguaglianze in molte parti del mondo. L’importanza di continuare a promuovere l’uguaglianza di genere e a sfidare le norme sociali restrittive è evidente, affinché le donne possano essere riconosciute e rispettate per le loro capacità e contributi senza essere limitate da stereotipi e pregiudizi di genere.
Chi sono le “donne ribelli” nella storia?
Giovanna D’Arco, la ribelle della Guerra dei Cento Anni
Giovanna D’Arco, una ribelle determinante durante la Guerra dei Cento Anni, rappresenta un esempio straordinario di coraggio e intraprendenza. Nonostante la mancanza di formazione militare e guidata dalla voce divina, assunse il ruolo di cavaliere in tenera età. Attraverso le sue imprese, contribuì in modo significativo a liberare la Francia dall’occupazione inglese, riportando il legittimo erede, il Delfino Carlo di Valois, sul trono.
La sua “missione divina” la elevò a simbolo e portavoce della volontà popolare. La sua presenza carismatica e la sua retorica da condottiera, capace di motivare le masse e sconfiggere eserciti, furono però percepite come minacciose dagli esponenti del clero e persino dallo stesso Carlo VII. Quest’ultimo, non intervenne quando Giovanna venne catturata dagli inglesi e successivamente condannata a morire sul rogo all’età di 19 anni.
Giovanna D’Arco, troppo avanti per il suo tempo, venne beatificata dopo la sua morte, diventando una vera e propria rappresentante della coscienza nazionale francese. La sua storia ha ispirato opere d’arte di vario genere, evidenziando il suo ruolo rivoluzionario e il coraggio che ha dimostrato nel perseguire la sua missione.
Angela Tolsà e Franca Viola, la spose infelici
Esistevano anche le “spose infelici”, donne costrette in matrimoni indesiderati e sottomesse a nobili rampolli, come nel caso di Angela Tolsà. La madre di Angela aveva sottoscritto un contratto matrimoniale con un undicenne di una potente famiglia valenciana. Nonostante i maltrattamenti e le percosse subite, Angela, a sedici anni, rifiutò sempre di consumare il matrimonio. Dopo anni di soprusi, riuscì finalmente ad ottenere una sentenza di divorzio.
Un altro esempio nella storia italiana è Franca Viola, il cui dramma si svolse nella Sicilia degli anni Sessanta. Promessa a un membro di un gruppo mafioso, fu rapita e violentata, ma si distinse come la prima donna italiana a rifiutare il cosiddetto “matrimonio riparatore”. A quel tempo, la cultura suggeriva che la vittima dovesse sposare il suo aggressore, altrimenti sarebbe stata etichettata come “donna svergognata”.
Franca Viola, invece, si rifiutò di sottomettersi a un tale oltraggio contro la sua moralità e la sua dignità personale. La sua scelta la trasformò in un simbolo di dignità per le vittime di violenze, sfidando una mentalità bigotta e retrograda che privava le donne della libertà di scelta e le costringeva a subire le conseguenze delle azioni altrui.
Le donne della Resistenza: 35.000 “partigiane combattenti”
Durante la Seconda Guerra Mondiale, le donne non si limitarono a sostituire gli uomini nei ruoli lavorativi e familiari, ma si impegnarono attivamente nella Resistenza, svolgendo un ruolo fondamentale. L’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) stima che oltre 35.000 donne parteciparono attivamente alla lotta partigiana, ribaltando le tradizionali divisioni di genere.
Queste donne ribelli e straordinarie, di diversa età, professioni ed estrazioni sociali, non solo diedero un contributo, ma si dedicarono con coraggio alla lotta contro il Nazismo e il Fascismo. Armate o disarmate, svolsero compiti pericolosi, trasportando armi, munizioni, occupandosi di approvvigionamento, propaganda, falsificazione di documenti, organizzando gruppi di difesa e fornendo assistenza ospedaliera, fino ad essere coinvolte direttamente in scontri armati.
Molte di queste donne vennero arrestate, seviziate e spesso fucilate dai nazisti. Purtroppo, il loro ruolo di rilievo non fu riconosciuto come dovuto, e pochissime di loro furono ufficialmente definite “partigiane combattenti”.
Tra queste donne straordinarie spiccano figure come Irma Bandiera, staffetta nella 7ª GAP e insignita della medaglia d’oro al valore militare; Ondina Peteani, considerata la prima staffetta e fuggita tre volte dai campi di concentramento; Carla Capponi, che rubò la pistola a una guardia e partecipò all’attacco di via Rasella contro un contingente dell’esercito nazista.
Altre donne coraggiose includono Francesca De Giovanni, Giovanna Marturano, Gisella Floreanini, Nilde Iotti, Maria Boschi, Rita Rosani, Enrichetta Alfieri e Camilla Rivera. Per loro, la guerra rappresentò anche una lotta per l’emancipazione, una possibilità di scoprire e dimostrare le proprie capacità e di aspirare a una parità effettiva con l’uomo.
Il ruolo e la storia delle donne durante la seconda Guerra mondiale
Virginia Woolf, Simone de Beauvoir e Rupi Kaur, le ribelli nella letteratura
Virginia Woolf, figura simbolica della letteratura tra l’Ottocento e il Novecento, nata in epoca Vittoriana, fu scrittrice, saggista e attivista della seconda ondata femminista britannica. Nelle sue riflessioni, evidenziò come la storia avesse sistematicamente limitato la libertà intellettuale, espressiva, creativa e di istruzione delle donne. Nel 1928, tenne conferenze intitolate “Donne e il romanzo” e nel 1929 pubblicò il celebre saggio “Una stanza tutta per sé”, offrendo una nuova interpretazione del ruolo sociale delle donne. La metafora della “stanza tutta per sé” simboleggia la necessità di emancipazione economica, affinché le donne possano dedicarsi alla produzione artistica.
Simone de Beauvoir, insegnante, filosofa, e scrittrice francese, pubblicò nel 1949 il saggio “Il secondo sesso”, affrontando argomenti tabù dell’epoca come la sessualità femminile, l’aborto e la maternità. La sua opera rivoluzionaria denunciò la condizione delle donne e la loro mancanza di libertà di scelta e indipendenza. Simone affrontò anche la battaglia per i diritti delle donne, particolarmente focalizzandosi sulla questione del divorzio.
Rupi Kaur, poetessa indo-canadese, è una delle voci più influenti nella letteratura contemporanea. Le sue opere, tra cui “Milk and Honey” e “The Sun and Her Flowers”, affrontano temi come la perdita, il trauma, la femminilità, la migrazione e la rivoluzione. Rupi è diventata celebre per aver condiviso su Instagram una serie di foto sul ciclo mestruale femminile, sottolineando le discriminazioni culturali a cui le donne sono spesso sottoposte.
Marie Curie, Margherita Hack e Rachel Carson, le ribelli nella scienza
Marie Curie è conosciuta come la “signora della radioattività”. L’unica donna ad aver ricevuto il premio Nobel in due campi diversi, Fisica e Chimica. Nacque a Varsavia in un’epoca in cui l’istruzione universitaria era vietata alle ragazze. Studiò fisica con suo padre e partecipò clandestinamente a corsi universitari. Il suo impegno nella ricerca scientifica, caratterizzato da una passione disinteressata, la rende un simbolo della scienza al femminile. Scoprì il radio e il polonio e durante la Prima Guerra Mondiale si distinse come radiologa sul fronte, utilizzando apparecchiature a raggi x chiamate in suo onore “Piccole Curie”.
Rachel Louise Carson, conosciuta come la madre dell’ambientalismo, fu una biologa, scrittrice e giornalista. Nelle prime fasi del Novecento, condusse studi contro l’uso di pesticidi tossici nell’agricoltura, denunciando l’impatto nocivo dell’industria chimica sulla salute umana. Il suo libro “Primavera Silenziosa” espose gli allarmanti risultati delle sue ricerche e fu pubblicato senza paura e senza ricorrere a pseudonimi.
Margherita Hack è l’astrofisica fiorentina nota come la “signora delle stelle”. Fu la prima donna italiana a dirigere un osservatorio astronomico, trasformandolo in un punto di riferimento internazionale. Oltre al suo contributo fondamentale alla ricerca scientifica, Hack si distinse per il suo impegno nelle battaglie civili.